Quelle bacche non commestibili. Sentirsi male in viaggio

Pubblicato da lakida il

Giorno 19, 20: attraversando l’isola di Flores.

Ho avuto 2 giorni terribili. Ieri ho lasciato il bungalow, l’acqua calda e la doccia all’aperto. Mi sento riposata anche se le 6 ore di viaggio che mi aspettano mi spaventano su queste strade a zig zag. Mi godo la vista sui laghi di Kelimutu e prima di avviarmi faccio una sosta a un tipico villaggio nei d’intorni.

È un villaggio di 18 casette di legno. Appena metto piede, dalla prima casetta mi sento invitare ad entrare. Non me lo faccio ripetere due volte. Ci sono uomini e donne che mangiano. Vengo invitata a unirmi al loro banchetto. Lo faccio volentieri. E ne approfitto alla grande perchè ho davvero fame. Sembrano felici di avermi lì. Non fanno altro che riempirmi il piatto. Soddisfatta e con la pancia piena ringrazio e continuo il mio giro.

Altri abitanti mi chiamano e ci faccio due chiacchiere. Mi fanno provare una specie di nocciola con le sembianze di una castagna. Io sono sempre curiosa quindi lo mangio subito e mi piace. Ok, vogliono vendermi il pacchetto. Lo compro. Una volta uscita dal villaggio vengo a sapere che quelle specie di nocciole non sono commestibili! E lo vengo a sapere dopo che mi sono finita mezzo pacchetto! È inutile preoccuparmi, ormai è andata! Ma sono fiduciosa di non stare male.

Il viaggio in macchina si rivela da subito troppo impegnativo per il mio stomaco. Ho bisogno di fare soste ogni 10 minuti. Ma cosi non arriverò mai a destinazione. Sto davvero male e all’ultima sosta mi butto fuori dalla macchina. Fa caldo e non c’è ombra e io che mi sento uno schifo. Barcollo sull’asfalto come una ubriaca e mi butto nella prima casa che trovo. C’è una veranda. Sto davvero male che il resto non mi interessa. Seduta e piegata in due sento una vocina provenirmi da dietro.
Mi giro e vedo una ragazza giovanissima. Mi chiede se sto bene, se ho bisogno di aiuto e se voglio entrare in casa. Vengo accolta dai genitori. La sala piccola ma bella e ordinata. I divani rigorosamente in legno massiccio fatti a mano dal padre, cosi come tutta la casa. I fiori in tono con il colore delle pareti. Narthy ha altre sorelle e lavora in aeroporto. Parla anche poco italiano. Preoccupata per la mia salute mi procura un olio che loro usano per malessere generale. Me lo spalmo sull’addome e fin da subito comincio a sentire calore che diventa sempre più intenso.

Nel giro di qualche minuto mi sento meglio. Posso azzardare a proseguire il viaggio. Ma non passa molto tempo che devo fermarmi. Sto troppo male per essere solo mal di macchina. Ogni volta vengo circondata dai locali. Questa volta però ho ceduto ai loro consigli.. Comprare le pasticche per il mal di macchina. E niente.. neanche quelle fanno effetto. Mi arrendo, non riesco più a proseguire. Manca ancora metà strada ed è tardi.. Comincia a farsi buio. L’unica soluzione è fare l’autostop agli scooter di passaggio. E cosi ho fatto. Passando da uno scooter all’altro. Il viaggio di 6 ore è durato alla fine 9!

È buio e non vedo nulla intorno. Sento solo il rumore del mare che è a due passi. Francisco, il padrone di casa, mi mostra la casetta. È bellissima e molto particolare xchè è semi chiusa, praticamente è stato come dormire all’aperto. Mentre camminavo ho alzato per un attimo gli occhi al cielo. Sopra di me avevo la via lattea e un miliardo di stelle. Uno spettacolo cosi neanche nel deserto del Sahara l’ho visto. Addormentarsi con il rumore del mare a due passi mi ha fatto dimenticare tutto il resto.

È mattina, il mare sempre di sottofondo, venticello e luce. Ma mi accorgo dubito di non riuscire a muovermi dal letto. Il dolore è allucinante. E non c’entra il mal di macchina. Ora ho capito l’effetto di quelle noccioline. Francisco mi fa mangiare un pezzettino di aglio crudo e bere acqua calda. Poi con un olio particolare mi applica un massaggio per sbloccare la circolazione (a detta di lui 🙄) e poi mi fa masticare non so che erbetta. Sto poco meglio e riesco almeno a mangiare un po di papaya, cosi posso prendere la pasticca che ho per il mal di stomaco.

Ma niente da fare.. Penso che forse è il caso di andare in ospedale. Ma l’unico ospedale è a 3 ore di macchina. Allora non mi resta che aspettare che le cure di Francisco e la pasticca di buscopan facciano effetto! E poi oggi ho altre 3 ore di viaggio che mi aspettano. Miracolosamente per l’ora di pranzo riesco a stare in piedi. Però da oggi fino a destinazione lo faccio in scooter.

Una volta arrivata a Ruteng nella homestay di Jeff mi faccio portare allo zenzero e limone e una coperta. Non mi pare vero di stare un pò meglio e di riposare. E prima di andate a letto mi faccio fare un altro massaggio da una signora armata di due bottiglie di plastica con dentro erbe preparate da lei. Dovrebbero aiutarmi a stare meglio. Sono stati due giorni lunghi, infiniti e molto tosti però nella sua drammaticità ho vissuto un aspetto di viaggio che altrimenti non avrei mai conosciuto.

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1 commento

Vito Castellano · Aprile 23, 2022 alle 13:07

Ciao Kida, ti seguo sempre con molta attenzione e affetto. Anch’io prima della pandemia viaggiavo tanto, spero di poter riprendere presto. Quanto allo star male in viaggio, mi è successo in Marocco. Complimenti per il tuo coraggio e la tua passione.

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